Lo streaming, ai tempi della pandemia, ma soprattutto dopo, in tempi ordinari, potrà davvero essere la risorsa aggiuntiva nella programmazione dello spettacolo dal vivo che tutti, artisti, produttori e istituzioni culturali, auspicano?
Questo l’oggetto del forum on line “ViruSOStreaming”, ospitato venerdì 11 dicembre dalla piattaforma dell’AGIS e promosso e organizzato da Assolirica, che ha visto la partecipazione di:
Carlo Fontana, Presidente AGIS
Gianluca Floris, Presidente Assolirica
Massimiliano Gallo del Direttivo Unita
Andrea Marco Ricci, Presidente di Note Legali
Franco Silvestri, Presidente ARIACS
Domenico Chiarello, avvocato esperto in diritto d’autore
Francesco Giambrone, Presidente ANFOLS
Luciano Messi, Presidente ATIT
Filippo Fonsatti, Presidente Federvivo
e Carmelo Di Gennaro, Direttore generale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Madrid e membro del Comitato scientifico di Assolirica, nelle vesti di moderatore.
Qui di seguito il video integrale del FORUM:
“L’idea di una piattaforma nazionale, definita come ‘Netflix della cultura’, va valutata più avanti, quando saremo usciti dall’emergenza – attacca Carlo Fontana – Per il momento dobbiamo limitarci a guardare alle piattaforme digitali con curiosità, apertura e interesse, senza altre fughe in avanti. Io penso che arriveremo a una forma molto simile a quella del calcio, con lo streaming che diventerà un elemento di allargamento del pubblico e di promozione dello spettacolo dal vivo. Mentre per quanto riguarda i prezzi, credo sia giusto pagare per lo streaming, ma non si deve pensare che questo sia un elemento surrogatorio degli incassi che si fanno in teatro. Come Agis abbiamo cercato un’interlocuzione con Chili e il Mibact e avremo presto un incontro per capire dove andremo”.
“Ci hanno posto questa novità, prima ancora di conoscerne le regole – rincara Gianluca Floris – Lo streaming è un paradigma dei problemi, che abbiamo ora e avremo domani, quando metteremo mano a una vera riforma dello spettacolo. Possiamo avvalerci di questo nuovo supporto per l’organizzazione di un evento, penso al recente Barbiere di Siviglia, ma il problema per noi artisti è che siamo pagati a recita. Il pericolo più evidente con lo streaming è che il compenso si riferisca soltanto alla prima performance e di usare la piattaforma solo per trasmettere grandi eventi. In questo modo manderemmo a gambe all’aria almeno due generazioni successive di artisti. Perciò dobbiamo fare un fronte unico col decisore pubblico per evitare che le decisioni sul nostro comparto ci passino sopra la testa. Facciamo lavorare di più gli artisti italiani. Diamoci un metodo”.
Sulla nascita della piattaforma digitale per la cultura pubblico-privata, partecipata da CDP e Chili TV, esprime qualche perplessità Filippo Fonsatti, che ritiene insufficienti le risorse finora stanziate, trattandosi di una start-up. Senza la disponibilità di fondi pubblici che possano sostenere anche l’adeguamento digitale delle infrastrutture dei teatri e le istituzioni stesse nella realizzazione di prodotti audiovisivi con standard tecnici elevati, diventa impossibile conquistare un mercato nazionale tutto da inventare e competere su un mercato europeo decisamente più maturo. Inoltre occorrerebbe parallelamente dotarsi di norme, magari mutuandole da altri ambiti disciplinari come la musica popolare contemporanea, per regolare i diritti connessi, la disciplina contrattuale e la equa remunerazione degli artisti della prosa, dell’opera, della danza.
“Una piattaforma è una scatola vuota, senza i contenuti forniti dagli artisti – rimarca Massimiliano Gallo – Ma senza un accordo tra le parti non è possibile andare avanti. Lo spauracchio di uno streaming in deregulation è che all’improvviso si possa assistere a qualunque spettacolo ovunque, creando un sistema che metterebbe in ginocchio i piccoli teatri. Poi c’è un problema di contribuzione”.
Francesco Giambrone spinge sulla necessità di guardare allo streaming in tempi ordinari: “La pandemia deve porci nell’ottica di affrontare il problema del divario tecnologico e dell’arretramento, molto italiano, rispetto al tema dell’innovazione. A questo tavolo manca un interlocutore fondamentale, il Ministero”.
Per Luciano Messi lo streaming ha il potenziale per diventare un vero palcoscenico, e come tale andrebbe trattato: “Lo streaming non potrà diventare altrimenti che strutturale e reca in sé risvolti interessanti, non solo economici. Come l’elemento di inclusione e la formazione”.
Un cattivo modo di intendere lo Streaming, ha evidenziato per altro Franco Silvestri, rischia però di penalizzare in maniera assoluta e drammaticamente definitiva tutta la categoria degli interpreti teatrali che si ritroverebbe a dover supportare i soliti costi relativi alle trasferte ed alle spese connesse per almeno venti/trenta giorni a produzione, ma questa volta a fronte di un unica recita (e non più a sei od otto), e che da sola non riuscirebbe nemmeno in parte a supportare gli esborsi anticipati, oltre a non garantire neppure un equo compenso per la prestazione artistica”.
Insomma, saranno tanti gli spunti da sviluppare da qui in avanti, visto che si è evidenziato, anche da parte dell’avvocato Ricci, come le tutele degli artisti coinvolti siano sostanzialmente nulle, in particolar modo per la mancanza di una immediata applicabilità delle normative farraginose ed incomplete sulle trasmissioni on demand.
Carmelo Di Gennaro, tirando le somme della tavola rotonda virtuale, conclude: “Come potremo far sì che lo streaming diventi davvero una risorsa ? Come emerso oggi, occorrono disciplina, per far fronte all’attuale deregulation, e una notevole attrezzatura tecnologica. In un’espressione sola, occorre un business plan. Anche per tutelare gli attori e gli artisti lirici, che attualmente soffrono una totale mancanza di garanzie professionali e senza i quali lo Spettacolo non può andare in scena”.